7° - VENTIMIGLIA DOPO LA FINE DELL'IMPERO ROMANO

VENTIMIGLIA DOPO LA FINE DELL’IMPERO ROMANO

Dopo la fine dell’impero romano la Liguria fu soggetta ad una serie di successive dominazioni e divisioni, pericoli e guai verranno più tardi nei secoli VIII e IX dagli Arabi d’occidente e dai Saraceni che avevano un presidio in Provenza, ed esponevano la costa e i centri urbani a temibili incursioni.
In questo periodo i Liguri rischiarono di soccombere, le case incendiate e saccheggiate, le popolazioni disperse, i pirati saraceni furono padroni assoluti sino a quando furono definitivamente sconfitti e cacciati dalla loro base provenzale di “Frassineto” (presso S. Tropez).
Alcune città romane sulla costa ormai poco sicure furono abbandonate, tra queste Albintimilium Municipio romano della Riviera di Ponente.

                    VENTIMIGLIA NEL MEDIOEVO

I Conti di Ventimiglia abitanti del Castello costruito nella città, nuovi signori delle vallate del Roya e del Nervia, eressero torri e rocche sino a ridosso delle Alpi Marittime, per due secoli furono padroni assoluti di un popolo di contadini, pescatori, piccoli mercanti, furono sovrani assoluti dei “Liguri dei monti” tornati ad occupare le vecchie dimore. Ancora una volta Ventimiglia e il suo circondario si dimostrarono “Occhio del Ciclone “Territoriale””, fu riscoperta l’antica importanza dei suoi confini naturali.

             

OSPIZI, ORDINI RELIGIOSI, CAVALIERI, CROCIATI, NEL TERRITORIO DI VENTIMIGLIA

La presenza monastica più antica e più importante fu quella dei monaci Benedettini , in particolare di quelli di Novalesa, è probabile che proprio il Vescovo di Ventimiglia chiamato dai monaci di Novalesa a consacrare il loro monastero distrutto dai Saraceni abbia in seguito chiesto al Conte di Ventimiglia un suo intervento al fianco d’Arduino per sconfiggere gli infedeli che imperversavano anche nel loro feudo. I dati non sono certi, ma si presuppone che il figlio del Conte di Ventimiglia identificabile in Roboaldo, verso la fine del IX secolo o ai primi del X secolo partecipò alle fasi finali della battaglia contro i Saraceni che furono sconfitti.

Fu proprio in seguito a questa vicenda che il potere feudatale favorì i vari ordini monastici tra i quali in particolare i monaci Benedettini di Novalesa concedendo terre, lasciti e altri privilegi.
Ventimiglia in quel periodo accolse un notevole flusso di viaggiatori diretti verso le terre sante, molti s’imbarcavano presso i porti canale del Nervia e del Roya, altri proseguivano via terra.
Il tragitto per giungere a Ventimiglia avveniva dalla Pianura Padana alla Costa Ligure tramite l’antico tragitto romano della Val Nervia che, da S. Dalmazo di Tenda, Briga, Passo Saorgio, Passo Muratone, Martora, Veonegi, Morci, Portus, Dolceacqua, e Caporosso raggiungeva la costa.

Tra i rappresentanti degli “Ordini cavallereschi” presenti nella Ventimiglia del 1200 vi erano: i “Templari”, i “Crociati”, i cavalieri detti “Gerolomitani”, gli “Antoniani”, dei frati “Umiliati”, dei “Francescani”, tutti questi ordini si adoperavano aiutando i viandanti, fornendo un ricovero, un riparo, curando i malati ecc..

Un’importanza notevole ebbero i Benedettini di Novalesa, i quali esercitavano, grazie ai privilegi loro concessi: il commercio marittimo dal porto canale del Nervia dove stazionavano grosse imbarcazioni da loro gestite, dimostrando d’essere anche abili naviganti; I diritti connessi allo sfruttamento dei campi, e al monopolio della coltura dell’olivo (già praticata dai Romani) che i monaci migliorarono e perfezionarono; Diffusero inoltre il culto di S. Secondo (patrono della città) milite cristiano martirizzato da Massimiliano intorno al 268.