6° - GLI INTEMELI

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                                      GLI INTEMELI

        

Gli Intemeli, erano e sono tra i discendenti più diretti della Specie, Sapiens-Sapiens "Cro-Magnon", erano quei Liguri che abitavano nel "Ponente ligure", in particolare, in quella zona ben conosciuta come, i Balzi Rossi, essi sono quindi tra le etnie Europee una delle  più antiche.

Le loro caratteristiche fisiche erano: la robustezza, l'agilità, la sobrietà, la resistenza alle fatiche, erano principalmente longilinei, di corporatura asciutta e nervosa.

La prestigiosa Tribù degli Intemeli aveva stanziamenti e villaggi sulle alture prossime al mare, gli oppidi degli Intemeli sorgevano inizialmente sulle due colline prospicienti l’uno sul Torrente Nervia e l’altro sul Fiume Roia, il primo e definitivo, era posto alla foce del Nervia addossato alla collina, il secondo sul Roia sorgeva sullo “Scoglio”, questi oppida, venivano chiamati “Arbiu”, come altri insediamenti dei Liguri.

Gli antichi Intemeli erano principalmente cacciatori e pastori, portavano le greggi nei pascoli estivi sulle alture delle valli Roia, Nervia, Vesubia, e altre, col divenire della stagione invernale scendevano lungo le valli dove il clima era molto più mite e dove potevano soggiornare al riparo dalle intemperie.

Alcuni vivevano stabilmente in prossimità del mare e per conseguenza diventarono pescatori, si diedero anche alla navigazione, usufruendo come ripari per le imbarcazioni, i porti canale delle foci del Nervia e del Roia, navigando ebbero contatti con abitanti delle due isole maggiori, della Corsica e della Sardegna, e, con altri popoli non "Liguri" “Fenici, Greci, Etruschi” ampliando così le loro conoscenze e le loro usanze, differenziandosi per questi aspetti, dai montani più chiusi e isolati.

Quella degli Intemeli era una delle tribù più bellicose tra quelle Liguri, abbastanza conosciuti nell'antichità per le loro imprese piratesche e la bellicosità, Gli Intemeli avviarono azioni piratesche nei confronti di quasi tutti i naviganti, in particolare dei Greci Focesi che da “Massalia” si spingevano verso il levante Ligure.

I Greci attaccati da terra anche da altre tribù Liguri e Celtiche, chiesero la protezione di Roma, la quale obbligò gli Intemeli ad interrompere le azioni di pirateria.

Gli Intemeli fecero per molto tempo guerra ai Romani, ma la guerra, non era conveniente ne per gli uni ne per gli altri, in particolare, i romani erano interessati alla costruzione di una strada a valle, volevano un transito veloce e sicuro per le loro truppe, dirette in Gallia e nell'Iberia. Gli Intemeli, non erano interessati a continuare una guerra che durava da decenni, alla fine fecero un accordo con il Console Romano Appio Claudio, il castello (Castel d'appio) presso il monte Magliocca porta il suo nome, probabilmente, costruito sopra un’antico castelliere Intemelo.   

In seguito alla pressione di popolazioni Celtiche provenienti dalla”Gallica”, per difendersi, ripristinarono e costruirono i castellari in altura come quello di “Ciaxe” o della cima S. Croce “Croairora” "Aurin", e altri ancora.

I "Castela", erano fortificazioni costituite da cinte murarie di tipo anulare poste sulle cime delle colle o dei monti, ripari e sentinelle per il controllo delle vie di comunicazione, in altura e dei fondovalle sino al mare, venivano utilizzati normalmente dalla tribù nella transumanza come ripari per uomini e animali, vi erano anche complessi fortificati utilizzabili da più tribù tra loro solidali secondo antiche tradizioni di reciproca sussistenza e alleanze nei confronti di nemici comuni.

  Nel territorio tra la città Intemela e la città Ingauna esisteva una folta e impraticabile foresta chiamata Lucus Bormanus, gli Intemeli montani come altri Liguri forniti di pesanti e taglienti scuri disboscano ampie zone per utilizzo agricolo o adibite a pascolo, i tronchi venivano posti lungo le sponde del fiume “Rutuba” e del Nervia, in attesa di una piena che li trasportasse a valle, per poi essere utilizzati prevalentemente per la costruzione di imbarcazioni.

Il monte Bego, ben visibile dalla foce del fiume "Roja", rappresentava per i liguri del ponente, e in particolare per gli Intemeli, la dimora del dio in terra, la punta di questo monte, rappresentava la parte sessuale terrena del dio, che si congiungeva con quella aerea del cielo. Quando, all'inizio della stagione fredda, la neve iniziava a cadere sul monte, gli Intemeli erano convinti che il dio avesse inseminato la terra rendendola fertile. Proprio per questo, gli Intemeli ritenevano il loro territorio privilegiato e centrale rispetto agli altri limitrofi. I sentieri che salivano dal mare lungo i crinali nella direzione del monte, erano conosciuti e percorsi da migliaia di anni nella transumanza e nella devozione agli Dei della montagna, con particolare riferimento a quelli "vegetali" (LUCUS, boschi sacri), un esempio è quello di Camporosso nella cui festa patronale ancora oggi viene portato in processione un albero di alloro ornato, in ricordo di quegli antichi rituali a cui erano profondamente legate le genti di queste valli, agli stessi rituali, va assimilato l'addobbo dell'albero di natale, questo rito avveniva al centro di radure sacre, con addobbi all'albero o al totem posto al centro. A quelli animali, riferiti ai bovidi dalle grandi corna e alle greggi, al Bekku e alla Futri, al culto delle acque (Mae Mona) in paricolare alle sorgenti, Matres culto della fertilità, a Belen/Belenu,   e molti altri.

 MONUMENTI DEGLI ANTICHI INTEMELI

MENHIR, ALTARI, ISCRIZIONI, TOMBE A TUMULO, DOLMEN, CROMLECH

 

Monumenti Liguri-Intemeli, è molto importante comprendere la peculiarità e l'unicità dei monumenti che si trovano nel territorio intemelo, diversamente da altri che si trovano sia sul territorio italiano che in altre nazioni.

Queste differenze, sono dovute alla particolarità del territorio “montano” e all'isolamento perseguito per un tempo maggiore, dalle tribù che lo abitavano.

Mentre a levante, i Liguri venivano in contatto con gli etruschi prima e i romani dopo, e ne subivano gli influssi, si possono trovare monumenti scolpiti, anche se parzialmente, la stessa cosa vale per i Liguri che all'estremo ponente, (Marsiglia) che ebbero contatti con prima con i Fenici e poi con i Greci, e da questi l'influenza nel tipo e varietà di monumenti.

I monumenti degli Intemeli sono blocchi, lastre di pietra semplicemente sbozzati, lavorati con strumenti di pietra, posti in opera, piantati o  adagiati nel terreno  resi orizzontali da piccoli muretti o pietre poste a sotegno.

Quali sono le peculiarità e unicità intemelie, anzitutto la numerosità dei monumenti, la peculiarità è invece dovuta sia alle dimensioni, ridotte o megalitiche, l'unicità, riguarda invece il culto delle vette e quella della posa di altari.

La numerosità rilevata da ritrovamenti in seguito a campagne di ricerche si aggirano intorno alle centinaia, le dimensioni possono variare dalle decine di centimetri a diversi metri, si rileva inoltre l'utilizzo di enormi blocchi di roccia esistenti in loco utilizzati come monumenti o tombe, numerosissimi sono anche i ritrovamenti di ripari sotto roccia.

 

I CASTELLARI

A partire dall’Età del Bronzo l’espandersi dell’attività costiera più ricca, indusse all’organizzazione difensiva “Pagense” dei Castellari sulle sommità dei monti, rozze e robuste fortificazioni megalitiche che dall’alto guardavano ai villaggi, ai pascoli, ai campi.
Molto importante si rivelò ancora una volta la dorsale fra le valli del Roya e del Nervia, uno sbarramento naturale completato da uno sbarramento costituito da una decina di Castellari collegati tra loro, che assicurò l’indipendenza dei Liguri “Intemeli” dalla penetrazione dei Greci e dei Celti. Fisicamente gli Intemeli erano di media altezza, corpo asciutto, nervoso, agile, capelli chiari lunghi rastremati a coda di cavallo.

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Sintesi della storia degli Intemeli, La Romanità

In quel periodo le popolazioni Liguri si estendevano nel territorio che andava dalla foce del Rodano all’Arno e a nord sino al Po, i “Liguri” si possono distinguere e dividere in due rami, i “Mediterranei” più antichi e gli “Indoeuropei” comparsi più tardi, gli insediamenti comprendevano piccoli villaggi di capanne a mezza costa e a fondovalle.
Dal 600 a.C. i Greci, raggiunta la costa fondano la città di “Massaia” (Marsiglia), spostandosi poi verso levante entrano in contatto con i Liguri del Ponente.
All’inizio dell’Era Volgare i Romani ed i Cartaginesi si scontrano per avere il primato sul mar Mediterraneo, gli Intemeli si schierano con i Cartaginesi.
Gli “INTEMELI” prestigiosa tribù del Ponente ligure, praticavano il commercio e la pirateria in particolar modo nei confronti della colonia greca di Marsiglia, utilizzavano per le loro imbarcazioni un porto canale posto alla foce del torrente Nervia dove avevano un antico insediamento abitativo, tra l’altro si ricorda, che alleati dei Cartaginesi diedero ospitalità e assistenza a “Magone” fratello di “Annibale”.
Nel 208 a.C. i Cartaginesi sono sconfitti ed inizia la romanizzazione della Liguria.
I Liguri “Intemeli” si opposero ai Romani sfruttando la loro abilità nella guerriglia alpestre, utilizzando gli antichi “Fortilizi Anulari” di tipo megalitico noti come i “Castellieri” che avevano fatto parte dell’antica e primitiva organizzazione “Pagense” degli antichi Liguri autoctoni.
Alla fine Romani e Intemeli, per convenienza di entrambe le parti raggiungono un accordo di non belligeranza, nel 13 a.C. creano una strada che da Roma arriva sino al confine con la Francia e che prende il nome di “Julia Augusta” in seguito “Aurelia”, questa strada unisce la Liguria di Levante a quella di Ponente.
Sul monte “Agel” alla “Turbie”a pochi chilometri da Ventimiglia i Romani costruirono un gran monumento per celebrare la vittoria e l’assogettazione di tutti i popoli Liguri alpini, il trofeo segnava anche il confine Nord-Ovest dell’Italia.

                                                     LA TURBIE

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Gli Intemeli come i Liguri, erano analfabeti, non lasciarono quindi notizie scritte delle loro vicende, la maggior parte abitava le montagne, le diverse tribù del Ponente furono costrette dai Romani ad abbandonare i maggiori villaggi montani, e a stabilirsi nelle nuove città “Civitas” come “Albingaunum”, Albenga e “Albium Intemelium” successivamente “Albintimilium” Ventimiglia.
La città intemela fu edificata proprio sulla pianta quadrangolare del vecchio presidio militare romano.
Gli Intemeli nell’88 a.C. chiesero ed ebbero la concessione del “Diritto Latino”, i vantaggi erano quelli di poter sposare donne romane, di avere autonomia commerciale, e di ottenere per richiesta la cittadinanza statale romana.
Nel 49 a.C. con la concessione totale della cittadinanza romana fu eretto il “Municipio con suffragio”, gli abitanti godevano di tutti i diritti civili e politici propri d’ogni romano (diritto al voto, di accedere a varie cariche pubbliche ecc.), il Municipio era amministrato da 4 magistrati preposti sia all’esercizio del potere esecutivo che giurisdizionale.
Il Senato locale dei “Decurioni” curava le altre funzioni di natura civile e religiosa e l’organizzazione delle grandi feste pubbliche.
L’importante Municipio di Ventimiglia, considerato l’ultimo organismo italico del confine occidentale sotto il profilo amministrativo, estendeva i limiti del suo territorio municipale al trofeo d’Augusto (Turbia), al colle di Tenda, per estendersi sino a Taggia che confinava con il territorio sotto la giurisdizione del Municipio di Albenga.
A 10 miglia da Ventimiglia a “Lumone” si pagava la tassa di passaggio detta “Quadragesima Galliarum”sui prodotti di importazione ed esportazione, i funzionari ventimigliesi presiedevano a questo sistema doganale traendone grandi benefici.
La vita politica locale creò in breve dei contrasti tra le varie fazioni, si ricorda il caso più noto tra “cesariani e pompeiani”; Nel 49 a.C. dopo un breve soggiorno di Cesare, nella città scoppiarono tali disordini perché colui che ospitò Cesare,
un certo Domizio fu strangolato dal servo di Demetrio, Prefetto del presidio e prezzolato a tal scopo dalla fazione dei Pompeiani.
Dovette intervenire con 6 coorti militari Celio Rufo, Generale già agli ordini di Cesare.
Verso il 69 d.C. durante la lotta fra i successori di Nerone, la città fu distrutta dall’armata navale dell’imperatore “Otone”, la quale usciva sconfitta dalle forze del futuro “Reggitore Vitellio”, durante il saccheggio molti cittadini e nobili vennero uccisi, tra cui la nobile “Julia Procella” madre di “Gneio Giulio Agricola” il grande Generale che conquistò la Britannia e che fu tra l’altro il suocero di Tacito, grande storico latino.
Giulio Agricola giunse di corsa a Ventimiglia per assistere ai funerali della madre, in seguito ottenne dal nuovo imperatore Flavio Vespasiano grandi risarcimenti per i danni subiti dal Municipio d’Albintimilium che fece restaurare, tra l’altro per ringraziare i suoi cittadini per l’affetto dimostrato verso di lui in quel tragico momento.

                        GLI INTEMELI E LA CITTA' ROMANA

La città si abbellì di vari monumenti, di un teatro e di una struttura termale, a partire da quel momento il tenore di vita si elevò e il periodo di pace e prosperità si protrasse sino al V secolo circa, quando iniziarono varie azioni distruttrici da parte di popolazioni barbare.

 

     

Il cibo che mangiavano gli antichi Romani di Albintimilium tra l'anno 100 a.C., e l'anno 100 d.C

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